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Discografia

Mondo Acido (2022)

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Descrizione

MONDO ACIDO il nuovo album di inediti di LUIGI MARIANO uscito venerdì 24 giugno 2022.

 

A distanza di sei anni da “Canzoni all’angolo”, il cantautore salentino, romano d’adozione, torna sulla scena musicale col suo terzo album di inediti, “MONDO ACIDO”, contenente dieci brani, scritti per la maggior parte negli ultimi cinque anni.

 

Conservando il suo stile sempre in bilico tra riflessioni intimiste e sguardo più ampio (a volte ironico, altre disincantato) rivolto al quotidiano, Luigi Mariano traccia un percorso che attraversa le relazioni familiari (Il figlio perfetto), sociali (Mondo acido, Errori di grammatica, Cara routine), sentimentali (Piccolo valzer in blu, Sotto sale), nonché alcune condizioni individuali che restano fortemente in tensione, salvo poi trovare una loro via di sfogo (Vita rasoterra, Rifiorirai e Inverno 2063).

 

Alla fine del viaggio, l’apparente scollamento tra il titolo del disco e l’immagine decisamente più ironica della copertina porta a suggerire che l’acidità del mondo sia, in fin dei conti, assai relativa: volendolo, può anche essere accompagnata, nella nostra mente, non già dall’aggressività minacciosa di un acido muriatico ma dal sapore gustoso di uno yogurt. L’acidità corrosiva e l’acidità gustosa, di fatto, si alternano in un balletto costante, all’interno dell’album, cercando di simulare l’andamento delle alterne vicende della vita, tra disagi e speranze, cadute e risvegli, errori e rinascite, entusiasmi e insoddisfazioni, partenze e ritorni (Odissea degli elementi).

 

L’album è dedicato simbolicamente a Pierre Ruiz (scomparso due anni fa), caro amico di Luigi e fondatore dell’etichetta “Esordisco”, la cui eredità morale e materiale è stata ora ripresa dalla moglie Paola Cimino Ruiz e dal figlio Antoine.

 

La pre-produzione del disco è stata curata nei dettagli, nel suo “Tusco Recording Studio” di Grottaferrata, da Primiano Di Biase, attualmente musicista cruciale della band di De Gregori e da anni pedina inamovibile dei Dire Straits Legacy (con Phil Palmer e Alan Clark): a Primiano sono stati affidati anche gli arrangiamenti dell’intero disco, compresi quelli del quartetto d’archi presente in tre brani. Il suono che viene fuori dalle dieci tracce ha volutamente molti colori vintage e retrò, rivisti in chiave moderna e cuciti addosso allo stile compositivo di Luigi, spaziando dalla ballata allo swing, dal rock d’atmosfera al valzer dal sapore francese, fino a ritmi pop-reggae e pop-jazz.

 

La produzione artistica dell’album, così come per il cd precedente, è stata invece affidata al gusto equilibrato di Alberto Lombardi, la cui fusione perfetta con la scrittura di Luigi genera sempre precise alchimie, rendendo il disco vitale, profondamente autentico e sincero.

 

La presenza dell’ospite Tony Bungaro, che duetta con Luigi nella ballata, classica e nostalgica, “Sotto sale”, non è casuale, ma frutto di grande stima e amicizia reciproca, nella scia del ricordo comune di Pierre (il cui primo disco prodotto fu proprio di Bungaro), nonché del legame con la città di Brindisi (citata nel brano), in cui Tony è nato, che è anche luogo d’infanzia e adolescenza della madre di Luigi.

 

In studio, oltre che Alberto Lombardi con le sue inconfondibili chitarre elettriche, acustiche e classiche, hanno prestato il loro talento professionisti come Paolo Giovenchi alla chitarra elettrica (da oltre vent’anni chitarrista di De Gregori); Alessandro Valle (anche lui con De Gregori da svariati anni) alla pedal steel guitar e mandolino; Primiano Di Biase (De Gregori, Dire Straits Legacy, N. Marcorè, Edoardo De Angelis) al piano, fisarmonica, hammond e tastiere; Simone “Federicuccio” Talone (De Gregori) alla batteria e percussioni; Guerino Rondolone (Rocco Papaleo) al basso e contrabbasso elettrico; Anna Fondi ai cori.

 

L’album è stato registrato in parte da Primiano Di Biase al “Tusco Recording Studio” di Grottaferrata, tra dicembre 2021 e febbraio 2022. Poi da Alberto Lombardi e Andrea Secchi al “Forward Studios” di Grottaferrata, a inizio marzo 2022. E infine da Alberto Lombardi al “Belair Studio” tra marzo e aprile 2022.

 

È stato mixato e masterizzato da Alberto Lombardi sempre al “Belair Studio” di Albano Laziale. Mondo Acido è edito da Esordisco e vede Paola Cimino Ruiz come produttrice esecutiva.

 

Crediti:
Testi e musiche: Luigi Mariano
Produzione esecutiva: Paola Cimino Ruiz
Produzione artistica: Alberto Lombardi
Arrangiamenti: Primiano Di Biase

 

Tracklist:
01. MONDO ACIDO
02. VITA RASOTERRA
03. RIFIORIRAI
04. ODISSEA DEGLI ELEMENTI
05. ERRORI DI GRAMMATICA
06. SOTTO SALE* con BUNGARO
07. IL FIGLIO PERFETTO
08. PICCOLO VALZER IN BLU
09. CARA ROUTINE
10. INVERNO 2063

* testo Alessandro Hellmann e L. Mariano/musica L. Mariano

 

FORMAZIONE

Luigi Mariano: voce, armonica, cori
Simone “Federicuccio” Talone: batteria e percussioni
Guerino Rondolone: basso e contrabbasso
Primiano Di Biase: pianoforte, fisarmonica, sintetizzatori, hammond, wurlitzer
Alberto Lombardi: chitarra acustica (1; 2; 6; 7; 10), classica (2; 8) ed elettrica (4; 9)
Paolo Giovenchi: chitarra elettrica (1; 2; 3; 4; 5; 6; 7; 9; 10) e acustica (3)
Alessandro Valle: pedal steel guitar (1; 3; 5; 7) e mandolino (6; 9)
Anna Fondi: cori

 

Quartetto d’archi, sotto la direzione e gli arrangiamenti di Primiano Di Biase:

Matteo Sperandio: I violino (3; 5; 8)
Daniel Mykola Myskiv: II violino (3; 5; 8)
Roberta Palmigiani: viola (3; 5; 8)
Fabrizia Pandimiglio: violoncello (3; 5; 6; 8; 10)

 

Con la partecipazione amichevole di Bungaro, voce in “Sotto sale”

Promotional video

Testi

mondo acido

MONDO ACIDO

Lo stress quotidiano e le persone “sbagliate” della nostra vita, si sa, andrebbero il più possibile ridotti al minimo. Per salvaguardare la nostra salute, e il nostro stomaco, bisognerebbe allontanarsene: partire e lasciarseli alle spalle.
Di certo l’acidità del mondo, a volte molto corrosiva, si può combattere meglio con l’arma dell’(auto)ironia.

 

Parto
sempre con il tempo incerto
ma stavolta io vi avverto
che non ritornerò

Monto
su una 500 usata
ma di strada ne ho mangiata
e me la caverò

Forse
molto prima di inveire
servirebbe digerire meglio
quello che non va!
Ma io soffro ormai di malassorbimento
e il rimedio al turbamento
resta andarsene da qua

CHE MONDO ACIDO!
TUTTO MI RESTA QUI
SOPRA LO STOMACO

Leggo
discussioni senza fine
di gente troppo incline
alla litigiosità

Scanso
chi per vanità si offende
non capisce e poi fraintende
la purezza e l’onestà

Sguazzo
tra verdure e minestrine
per sentire più piccine
le meschine ostilità
Ma io soffro ormai di malassorbimento
e il rimedio al mio scontento
resta andarmene da qua

CHE MONDO ACIDO!
TUTTO MI RESTA QUI
SOPRA LO STOMACO

Nausea, mal di pancia, indigestioni:
le più fulgide espressioni
della mia voracità!
Ma a volte dietro sintomi e disturbi
esiste un’altra verità

Forse
molto prima di ferirsi
servirebbe un po’ affrancarsi
da chi proprio non ci va!
È questione ormai di malassorbimento
e il rimedio al turbamento
resta andarsene da qua

CHE MONDO ACIDO!
TUTTO MI RESTA QUI
SOPRA LO STOMACO

AHI, REFLUSSO GASTRICO
TUTTO MI FA SU E GIÙ
DENTRO LO STOMACO

Fritture, torte con la panna,
gorgonzola e kebab!
Frecciate, maldicenze,
sgambetti e rosicate!
File alla posta, impiegati che strillano, bambini che piangono!
Auto in colonna, lavori in corso,
pulpiti e strepiti!

Ahi ahi… torniamo a casa, va’…
Apriamo il frigo, vediamo cosa c’è…!
Ci sarà rimasto qualcosa, no? Niente.
Solo un solo vasetto di yogurt. Scaduto.
Che mondo acido…!

Galatone, 24 ottobre 2019

VITA RASOTERRA

VITA RASOTERRA

L’8 novembre 1941 cadono bombe su Brindisi. Lo spavento di una donna incinta causa ischemia cerebrale nel feto. La vita di un uomo, un artista ormai 80enne e con lieve disabilità mentale a causa delle conseguenze della guerra, può essere molto triste e anonima, rasoterra. Ma i ricordi dolci dell’adolescenza, l’amore dei parenti e soprattutto quello platonico per una giovane barista, rivista ogni giorno per il caffè, possono salvarlo.

 

Sono nato da una bomba e dall’amore
in quel fosco guazzabuglio della guerra
da chi scelse di tenermi per errore
dando inizio alla mia vita rasoterra

Ero in cerca di un normale apprezzamento
per la gente “quello poco fortunato”
e mia madre si struggeva nel tormento
per il vanto che io non sarei mai stato

E fumando sull’uscio, qui
io dimenticherò

“Troppo lento”, mi dicevano già a scuola
fu la musica la sola sempre a fianco
il mio sogno: diventare un orchestrale
ma poi finì male e mi restò il rimpianto

Lavorai, mi spezzai quasi la schiena
la stanchezza a cena come una zavorra
con quei soldi comprai tasti bianchi e neri
era ieri in questa vita rasoterra

E fumando nel buio, io
non dimenticherò

Quelle estati limpide
lì al Pizzo dell’Aspide
le sorelle mie che cantano.
Quasi non le sento io
penso al grande amore mio
che mi corre incontro da laggiù.
In questa vita rasoterra
c’è una luce che mi afferra
che mi riporta su

Cambio scena, anche se ora ci ho un bastone
sto trovando una ragione in ogni passo
Mi alzo presto, quando ancora è notte fonda
ché la mente è più feconda e mi rilasso

Scrivo versi molto aulici e ispirati
agli amori immaginati o che ho perduto
al bancone, dentro al bar qui dietro casa,
c’è Isabella di cui sono innamorato

Sul gradino dell’uscio, io
fumerò ancora un po’

Pomeriggi limpidi
ascolto brani classici
i nipoti che mi parlano.
Quasi più non sento, io
ma mi basta il viso suo
torno presto al bar dove c’è lei.
In questa vita rasoterra
c’è l’amore che mi afferra
che mi riporta su, che mi trascina su

Sono nato da una bomba e da un errore
in quel gigantesco sbaglio ch’è la guerra
per chi scelse di accudirmi con amore
riscattando questa vita rasoterra
come il più prezioso frutto della terra

a mio zio Vittorio My

San Gennaro, Genzano (Roma)
24 febbraio 2022

RIFIORIRAI

RIFIORIRAI

Staccarsi da quello stato di immobilità, fisica o mentale, che può intorpidire il cuore e mandare in letargo (per lunghi inverni) alcune parti vitali del nostro essere dovrebbe diventare un imperativo da rivolgere a noi stessi, ogni giorno, per darci la sveglia. E, nel tempo in cui la felicità resta sospesa e le rose del nostro giardino rischiano di appassire, solo questo nostro doveroso smuoverci può lentamente aprirci alla speranza di rifiorire.

 

Spostati da qui
c’è un’aria tossica
e sabbie mobili
metri di collera.

 

La strada brilla
oltre il recinto e chiama
non puoi far finta
di ignorarla più
Spostati da qui:
è tempo, ormai.

 

Vattene da qui
ché sei in pericolo
ma trovi sempre lì
un altro ostacolo.

 

Non servirà saper
dribblare ad arte
se poi finisci
ancora in trappola
Vattene da qui:
è tempo, ormai.

 

E nell’attesa poi
sfiorisci un po’
ma presto tu
rifiorirai

 

Muoviti da qui
c’è terra arida
gonfia i muscoli
di fresche novità

 

Tu puoi riempire
d’acqua i fiumi in secca
lasciare il marchio
tuo indelebile
Muoviti da qui:
è tempo, ormai.

 

Resta sospesa
la felicità
ma presto tu
rifiorirai

 

E nell’attesa poi
sfiorisci un po’
ma presto tu
rifiorirai

 

E quando l’aria qui
è freddissima, l’inverno
sa imbalsamare gli alberi,
la neve però si sta
sciogliendo già

 

Resta sospesa
la felicità
ma presto tu
rifiorirai


Galatone, 14 giugno 2017

ODISSEA DEGLI ELEMENTI

ODISSEA DEGLI ELEMENTI

L’essere umano è perennemente insoddisfatto e inquieto. Questa smania lo porta, dopo aver goduto di ciò che ha, a cercare sempre qualcos’altro di diverso, passando senza sosta attraverso ogni elemento: dalla terra al fuoco, dall’acqua all’aria. Dentro questa spinta esasperata al cambiamento c’è però anche quella sete di “virtute e canoscenza”, che permette di vivere appieno ogni attimo, senza mai rischiare di annegare nei rimpianti.

 

Amo la terra
perché è fresca e sicura
e sostiene i miei piedi
dolcissima e dura
primo rifugio
di ogni paura

 

Ma a un tratto mi appare
svuotata di gemme
più insipida e smorta
e il disagio mi porta
a cercare le fiamme

 

Nel fuoco c’è vita e colori
è un gioco che annienta i timori
esalta i sapori e brucia
tutti i falsi pudori

 

Fino a che l’affanno
non subentra all’ardore
m’immergo allora in mare
e disperdo calore
disperdo calore

 

Nell’acqua ora nuoto
leggiadro e pulito
mi sento rinato
quasi purificato
l’oceano ha lavato
il mio antico peccato

 

Ma scoppia tempesta
nell’abisso son solo
lontana è la costa
sollevo la testa
e m’innalzo nel cielo

 

Nell’aria divento sparviero
di colpo mi sento leggero
il vento respiro e il mondo
dall’alto lo ammiro

 

Ma ora sono stanco
di volare e volare
la libertà sognata
è una noia bestiale
è una noia mortale

 

Adesso perdo quota e cado
non riesco a trovare un approdo
son certo che esplodo
dal cielo più niente io vedo

 

L’attrito poi dell’aria
mi riscalda e m’infiamma
la fine della storia
non assolve o condanna
E mentre verso il mare
sto scendendo in picchiata
può darsi che la vita    
non sia stata sprecata
non sia stata buttata

 

Resta ogni dettaglio
del mio inquieto vagare
ma adesso io voglio
sulla terra tornare

 

Galatone, 13 ottobre 2021


ERRORI DI GRAMMATICA

ERRORI DI GRAMMATICA

Sarà sempre ostico, per chi viaggia con la testa a diecimila metri di altitudine, imparare ad assecondare ogni sfumatura della grammatica dei comportamenti sociali e quotidiani. Troppi gesti e rapporti sono spesso legati a strategie, ipocrisie, convenzioni, pregiudizi, vanità. E un’anima pura, spesso con attitudini artistiche, non potrà mai davvero capirli o abbracciarli. Perciò, sceso a forza dalle sue amate nuvole, si ritroverà spesso in fallo e isolato, per ingenuità, additato dai più per i suoi modi strani.

 

Ho commesso alcuni
gravi errori di grammatica
perciò molti hanno riso di me
E quanti bei dibattiti
sull’importanza dell’estetica
della forma e del suo perché

 

Se fin da piccolo avessi amato
la cultura classica
non metterei mai l’accento su “qua”
E se leggessi io più spesso
non soltanto quando nevica
saprei usare la virgola
e che un’eco si apostrofa

 

Dietro quella lavagna
con lo sguardo all’ingiù
contrattempi del tuo esistere
Passerà questa gogna
per un errore blu
imperdonabile per te

 

Io commetto a volte gravi errori
nella vita pratica
e c’è chi resta stranito da me
Non è mica facile
tornare a terra da una nuvola
dove hai tutto per vivere

 

Quell’antica timidezza
ha fatto danni incalcolabili
sono in troppi a non comprenderla
Ma ci spiazza sempre
quel passare poi per antipatici
e subire le prediche
di chi non sa distinguere

 

Dietro quella lavagna
con lo sguardo all’ingiù
contrattempi del tuo esistere
Passerà questa gogna
per un errore blu
imperdonabile per te
incomprensibile per me

 

Ingenuità
piccole défaillance
non sai se rimedierai

 

Ho corretto alcuni gravi
errori di grammatica
ma nel mondo ancora zoppico un po’
Non è mica facile
tornare a terra da una nuvola
dove tutto è più semplice
dove non ci son regole
niente errori da correggere

 

Galatone, 9 novembre 2021

 

SOTTO SALE

SOTTO SALE

Gli attimi emozionalmente più intensi della nostra vita, incisi sulla pelle come tatuaggi, appartengono spesso a un passato remoto legato all’infanzia o all’adolescenza. E, quando tutto il mare delle vacuità quotidiane risale su, col calore di un’altra estate, questi momenti invece restano, profondamente radicati nella coscienza, preziosi e indelebili, come fa il sale sul fondo, dopo che l’acqua evapora. E ci parlano di identità, radici, sentimenti autentici: valori fondamentali che rimangono, allo scolo del retino.

 

Tengo a mente un attimo
e scordo anni interi
anni che ci assediano
non fanno prigionieri
quanta vita stesa al sole
ad asciugare che
ora sta chiedendo il conto a me

 

Dondolava Brindisi
tra il monumento e il mare
conserviamo tutto ma
richiuso sotto sale
perché poi le cose tornano
parole e polvere
infinite onde dentro me

 

L’aria si fa torrida
e tutto il mare sale su
e mentre l’acqua evapora
siamo il sale che resta giù

 

Abbracciarsi e ridere
gettare sogni al cielo
tutto era possibile
perfino il futuro
in quel buio di salsedine
nessuno ha visto che
eravamo altrove io e te

 

L’aria si fa torrida
tutto il mare sale su
e mentre l’acqua evapora
siamo il sale che resta giù

 

E dentro il porto
del tuo abbraccio
mi sembrava che
appartenesse a noi tutto il tempo

 

e mentre l’acqua evapora
siamo il sale che resta giù

 

Tengo a mente un attimo
e scordo anni interi…

 

testo: Alessandro Hellmann
e Luigi Mariano
musica: Luigi Mariano

 

Galatone, 8 luglio 2019

IL FIGLIO PERFETTO

IL FIGLIO PERFETTO

Un padre alle prese con due figli opposti. Il primogenito è un vanto di cui andare fieri e ha il destino già segnato: a lui è affidato il compito di portare lustro al nome della famiglia. L’altro figlio, del tutto orfano di attenzioni, è uno scavezzacollo imprevedibile e ribelle, che si caccia spesso nei guai. Ma il futuro riserverà a entrambi i fratelli una vita ben diversa da quella che si intravedeva all’inizio, evidenziando in modo spietato il totale fallimento della politica educativa paterna.

 

Ho messo al mondo un figlio perfetto
che a tutti gli ordini risponde “sì”
garbato, semplice, pulito e corretto
io l’ho educato coi miei metodi
Gli aprirò la strada e la carriera
brillerà ovunque andrà!

 

Ma oltre a questo primo figlio suddetto
ce ne ho anche un altro che mi fa penar
un improbabile ribelle un po’ matto
che le mie regole sa calpestar
Fa progetti assurdi e scrive al muro:
“Libertà, libertà!”.

 

Il cielo è mascalzone e gioca più che mai
sparpaglia paradossi che a stento capirai
ti manda il “figlio giusto”
assieme a un altro che maledirai

 

E intanto gongola l’orgoglio sul petto
per il brillante primogenito
il mio secchione è preparato su tutto
e farà sempre ciò che gli dirò
Brucerà le tappe e la sua fama
toccherà ogni città!

 

Ma piango al buio
e qualche volta sul letto
per l’altro figlio che mi butta giù
che il mese scorso
mi ha lasciato un biglietto
mi ha scritto:
“Addio papà: non torno più!”
So già che, con la sua testa calda,
perderà l’anima!

 

Il cielo è mascalzone e gioca più che mai
sparpaglia paradossi che a stento capirai
ti manda il “figlio giusto”
assieme a un altro che maledirai

 

Ora il mio primogenito si è depresso
per 50 anni sempre accanto a me
e il suo talento non ha avuto successo
perciò anche lui ha voluto andarsene
L’hanno visto al freddo sotto i ponti:
adesso fa il clochard!

 

Invece l’altro figlio,
quello un po’ maledetto,
ormai è famoso anche alla TV
ha messo il turbo
ed ha sfondato di brutto
ma da una vita qui non passa più.
Son rimasto col mio terzo figlio:
povero diavolo!!

 

Il cielo è mascalzone e gioca più che mai
sparpaglia paradossi che a stento capirai
ti manda il “figlio giusto”
assieme a un altro che rovinerai
ti manda il “figlio giusto”
assieme ad altri che rovinerai

 

Se non sei stato un padre
senza un difetto
tu non cercare mai
il figlio perfetto.

 

Roma, 4 luglio 2013

 

 

 

PICCOLO VALZER IN BLU

PICCOLO VALZER IN BLU

L’amore puro, quello privo di sovrastrutture, perciò sano, pulito, equilibrato e maturo, senza pesi da gettarsi addosso, è un viaggio meraviglioso, un piccolo valzer da ballare in due, nel cielo blu di Modugno e Chagall. Ci insegna a salire, con coraggio, anche le scale a chiocciola più traballanti, perché là in cima c’è un sorriso salvifico e azzurrissimo, che aspetta di inondarci di vita e di sole.

 

Forse non ho saputo mai
scrivere un verso
che parli di noi
Oggi per te io salirò
barcollanti scale a chiocciola
verso il sorriso più azzurro
che hai.

 

È un libro, un racconto
un mosaico, un dipinto
è musica e canto
ragione e istinto:
un piccolo valzer in blu.

 

Vola da me, ti aspetto qua
balliamo assieme a
Modugno e Chagall
Persi nel blu dell’anima
a difenderci dal mondo
ma fantasticando
su ciò che verrà

 

È nascita e parto
un viaggio, un percorso
uguale e diverso
bellezza e conforto:
un piccolo valzer in blu

 

È un libro, un racconto
un mosaico, un dipinto
è musica e canto
ragione e istinto:
un piccolo valzer in blu.

 

Galatone, 19 ottobre 2021

CARA ROUTINE

CARA ROUTINE

 

Il tran tran di tutti i giorni ci ha trasformato in automi senz’anima, passivi e rassegnati. Siamo immalinconiti dall’andamento di una società monotona e ingiusta, di una vita sempre uguale. E spesso il tutto è così anche a causa nostra, bloccati come siamo da una cronica incapacità di reagire o di spezzare le catene della routine. Ma un giorno saremo travolti da un’ondata di follia! E romperemo regole, abitudini e vecchie convenzioni, facendo venir fuori i lati più inconsueti di noi, soffocati da paure millenarie.

 

Scendi per le otto
metti già l’elmetto
e poi tiri dritto
fino a venerdì

 

L’invidia dei colleghi
e i tuoi continui sfoghi
domenica ti svaghi
poi torna lunedì

 

Non si contempla il cambio
di un’abitudine
nel ciclico rincorrere

 

Ma non sappiam capire
che cosa più inseguire
che cosa preservare
o distruggere

 

Guerre per la fame
per due tozzi di pane
nelle nostre tane
rinchiusi in schiavitù

 

Mentre fuori piove
c’è chi vuol credere
alle bugie per vivere

 

Mi complico l’esistenza
mi agito perché
ne ho abbastanza
Riordino
ma guardo lo stesso film
ucciso dalla routine

 

Torsoli nel piatto
briciole nel letto
muffa sul soffitto
la nostra eredità

 

Buttiamo nel pattume
sia il tuorlo che l’albume
ok, spegniamo il lume
ci si addormenterà

 

Ma i sogni sanno
essere inaffidabili
son più sinceri gli incubi

 

Mi complico l’esistenza
mi agito perché
ne ho abbastanza
Riordino
ma guardo lo stesso film
ucciso dalla routine

 

E un po’ mi pesa
questo eterno auspicare
di ritrovarmi assai
lontano da qui

 

Cerco qualcosa
che mi faccia staccare
ma intanto resto in piena
routine, routine, routine, routine

 

Ma basta con questo film!
Ti sfido, cara routine!

 

Cambio adesso il PIN
scappo a quel sit-in
con la limousine
vinco alla slot machine!

 

Scriverò evergreen
canterò con Sting
salirò sul ring
ti sfido, cara mia routine!

 

Suono all’Eurospin
e per Halloween
faccio la drag queen!
Ti frego, cara routine!

 

Galatone, 11 ottobre 2021

INVERNO 2063

INVERNO 2063

Un 90enne è disteso nel suo letto, tenuto in vita dalle macchine. È da solo, vigile e cosciente, guarda il soffitto. È assai sereno, non soffre fisicamente. Sa bene, però, che il suo percorso di vita è alla fine. E vorrebbe solo che quella vera prigionia, dovuta all’immobilità, terminasse al più presto. Per aprire simbolicamente l’ultima porta, fischiettare un motivo di Tom Waits e andarsene in pace, senza rimorsi. Soddisfatto e grato della lunga vita fino a lì vissuta. Eutanasia e libertà.

 

Questi sono giorni in cui
disteso nel letto
resto fermo immobile
a guardare il soffitto
Tutte queste macchine
mi trattengono qui
ma vorrei andarmene
io voglio andarmene

 

Non avrei creduto mai
di scoprirmi già vecchio
non potermi muovere
in questo corpo ormai sfatto
Questi occhi lucidi
mi trattengono qui
ma posso andarmene
io devo andarmene

 

Aprirò la porta ed uscirò
con l’impermeabile blu
di Leonard Cohen
Nella testa un disco
di Tom Waits
e passerò confini
lontanissimi
verso il nord

 

Rendo onore al merito
di chi resterà
dentro questa scatola
di sogni e realtà
che ora qui mi soffoca
fino a convincermi
che devo andarmene
io voglio andarmene

 

Aprirò la porta ed uscirò
con l’impermeabile blu
di Leonard Cohen
Nella testa un disco
di Tom Waits
e percorrerò i sentieri delle favole
viaggio…

 

senza un pianoforte
lungo rotte incerte
poi di colpo suonerà
una musica

 

nella testa un disco di Tom Waits
e punterò a confini
lontanissimi
verso il nord

 

Galatone, 14 febbraio 2017

 

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