CONCERTO da solo al “Festival Musicale Analcolico”
20 Luglio 2008
20:00
CASTEL D'ARIO (MN), vicino al Castello
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Il “Festival Musicale Analcolico
presenta

 

 

LUIGI MARIANO
set acustico
voce, chitarra e armonica

 

 

scaletta:
Il giorno no
Il negazionista
Questo tempo che ho
Il singhiozzo
Il ragazzino della casa rosa
RAI libera!
Cos’avrebbe detto Giorgio?

 

con Nico Di Palo dei New Trolls

 

con Luca Maciacchini

 

 

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LE MIE IMPRESSIONI:

Che palco, che emozioni! Quando si ha a che fare con un organizzatore preciso, attento e appassionato come Alessandro Sbarbada, il quale ha gratificato gli artisti di un service da paura (mettendoli in condizioni ottimali), beh allora si parte già bene: il successo di una rassegna è assicurato, quanto meno per ciò che concerne le esibizioni.
Quest’anno poi l’affluenza al Festival è stata proprio massiccia, molto più dell’anno scorso, e c’è stato un lungo momento, intorno alle h 22, in cui davvero non una sola sedia o panca era vuota, sia sotto gli stand (ad abbuffarsi di risotti alla pilota e tagliatelle) e sia vicino al palco, a seguire con estrema attenzione gli artisti.
Appena arrivato con Alessandra e Federico, verso le 18:40, ho subito abbracciato Alessandro, intento a far filare tutto per il meglio, e dopo pochi minuti è arrivato anche il caro amico Luca Maciacchini, con la moglie, che ho finalmente avuto il piacere di conoscere.

A quell’ora non c’era ancora molta gente, ma le esibizioni dovevano lo stesso partire, per non far sfalsare tutta la scaletta: Alessandro è stato inflessibile e precisissimo.
Gli starter sono dunque stati i Choolers, col loro repertorio stavolta di cover blues evergreen.

Poi una simpatica parodia della jovanottiana “A te”, cantata da una ragazzina molto brava su base musicale, prendendo in giro con affetto e ironia i difetti degli uomini.

Dopodiché è salito a suonare il cantautore blues intimista Fabrizio Frabetti, già presente l’anno scorso. Le sue canzoni sono veri racconti, a tinte un po’ fosche, spesso ad andamento lento, molto poetici, accompagnati da una voce corposa e presente, molto emiliana, in certi casi anche indugiante al recitativo.

Dopo di lui, come già l’anno scorso, è toccato a me.
Erano le h 20 in punto e già l’affluenza di persone stava divenendo cospicua. Mentre salivo sul palco, dalle scalette posteriori, ho subito visto a pochissimi metri Nico Di Palo dei New Trolls, in auto, che era già arrivato e attendeva il suo turno.
Dopo una breve presentazione di Alessandro, ho suonato per mezz’ora 7 brani, presentandoli ogni volta con calma. Sentivo dentro molta convinzione e serenità, non foss’altro che per l’eccezionale ritorno che avevo dalle due fantastiche spie davanti a me, che mi hanno messo in condizione, come ahimè non sempre accade, di esprimermi davvero quasi al massimo. La gente era molto attenta e partecipe, ho persino intravisto il grande Tolo Martòn, seduto giù in fondo, che non s’è distratto un attimo dalle mie canzoni. Spero abbia apprezzato. Ho iniziato con “Il giorno no” perché è ironica e mi rilassa molto, spezzando qualsiasi tensione iniziale, che tra l’altro stavolta era pure bassina, nonostante l’importanza dell’avvenimento.
Poi “Il negazionista”, con la strofa aggiuntiva finale, che quest’anno è stata la seguente:

“…non esiste un bevitore senza senno/ che sia morto per strada
non esiste, come ho detto già l’altr’anno/ neanche Sandro Sbarbada!!”.

A seguire ho cantato “Questo tempo che ho”, ormai sempre con l’armonica che entra dopo il secondo ritornello; poi “Il singhiozzo”, “Il ragazzino della casa rosa” dedicata a Salvatore e alla mia infanzia, “RAI libera!” e infine “Cos’avrebbe detto Giorgio?”. Alessandro mi ha fatto cenno che c’era forse anche il tempo per un altro pezzo, ma ci ho rinunciato perché non volevo neanche lontanamente rischiare di sforare una scaletta impostata come un orologio svizzero o finire con l’invadere lo spazio, foss’anche per pochi minuti, di chi veniva dopo di me (che poi era niente meno che Nico Di Palo!). Ho ringraziato Alessandro e chi mi aveva ascoltato con cortesia e attenzione e sono sceso dal palco, finalmente soddisfatto.

Nico Di Palo è stato intervistato da Rete 180 e ha raccontato con simpatia, autoironia e saggezza la sua esperienza, l’amore per la musica, il suo tragico incidente del ’98, il mese intero di coma, la riabilitazione, la coraggiosa ripresa. Ha regalato con semplicità i suoi consigli spontanei.

Sceso dal palco l’ho voluto salutare e ringraziare, abbiamo parlato un po’, mi ha premuto forte un dito sul petto all’altezza del cuore, dicendo di seguire sempre ciò che ho dentro e di imporre la mia personalità artistica a chiunque volesse tentare di piegarla ai dettami delle mode o delle (a volte squallide) logiche discografiche.
Mi ha detto anche di infischiarmene sempre se lungo la strada dovessi incontrare qualsiasi persona o addetto ai lavori che potesse giudicare le mie cose con sufficienza, perché “non c’è nessuno (mi ha ripetuto con rabbia) che può davvero arrogarsi il diritto di dire se una canzone sia brutta o bella. I criteri oggettivi sono davvero pochissimi e spesso inesistenti. Una canzone deve solo essere vera. Le sue parole, dette con un’umanità straordinaria e con una gran voglia di comunicare e trasmettere forza, mi hanno molto scosso. Sarei stato a parlare ore e ore con lui, ma ovviamente era impossibile.

Mentre il grande Tolo Martòn ha iniziato a incantarci col suo strepitoso rock-blues-country, sono andato a rifocillarmi di tagliatelle assieme a Fede e Ale. Intanto ascoltavo le fantastiche note di Martòn.

Poco dopo le h 22 è arrivata Mariella Nava, accolta da tutti con immenso affetto, che ha magistralmente suonato i brani al pianoforte elettrico (con la sua tecnica sopraffina), tranne un paio in cui si è alzata in piedi, cantando su base. Un’esibizione proprio d’alto livello, ottima autrice ed eccellente interprete, molto amata e applaudita. Nel retropalco le ho fatto i complimenti, regalato le mie canzoni e detto che mi aveva dato i brividi. Ho aggiunto che sbaglia a cedere le canzoni ad altri (Morandi, Zero, Bocelli ecc): con quella voce che si ritrova può e deve cantarle sempre lei, perché è pure una grandissima interprete.

Ha chiuso la serata il mio grande amico e “Gaber-brotherLuca Maciacchini, un immenso artista che colpisce sempre tutti con la sua perfetta tecnica chitarristica, la sua continua ironia, intelligente e molto teatrale, le sue canzoni pungenti che smascherano le nostre ipocrisie quotidiane e che catturano l’attenzione fin dalla primissima nota. Uno così bravo e soprattutto così preparato dovrebbe girare di continuo tutti i teatri d’Italia.
Gli auguro che accada presto.