2 Aprile 2016 | |
20:30 | |
LECCE, "Teatro Paisiello" | |
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“Principio Attivo“, Il teatro Paisiello
e la direttrice artistica Carla Guido
presentano
LUIGI MARIANO in “Storie e… sfasamenti”:
Formazione:
Luigi Mariano: voce, chitarra acustica, armonica.
Danilo Cacciatore: piano e cori.
Leone Marco Bartolo: chitarra, percussioni, diamonica.
Come, attraverso la musica, si può superare con forza il disagio di sentirsi sfalsato rispetto al proprio vivere: dal difficile rapporto col padre, quindi con il passato, l’infanzia e le radici, fino all’amicizia; dal (rissoso) rapporto con le convenzioni sociali fino… all’amore: appassionato, dichiarato, vissuto, sofferto. Le canzoni di Luigi Mariano fluttuano tra ironia e impegno, sberleffo e sentimento, urgenza comunicativa e intimismo poetico, rock e ballate struggenti, arricchite da introduzioni teatrali e letture recitate, nonché dalle reinterpretazioni di molte perle musicali dei suoi “maestri” (Modugno, Sergio Endrigo, Paolo Conte, Gaber, Dalla e molti altri) e accompagnate dal talento versatile di Leone Marco Bartolo e dal brillante pianista Danilo Cacciatore.
– qui “Edoardo” al Teatro Paisiello
– qui “Il figlio perfetto” al Teatro Paisiello
– qui “La canzone dell’amore perduto” (Faber) al Teatro Paisiello
– qui “Vecchio Frack” (Modugno) al Teatro Paisiello
QUI SOTTO L’AUDIO degli applausi finali!
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LE MIE IMPRESSIONI:
Forse il concerto più emozionante della mia vita.
Non scorderò facilmente il calore del Teatro Paisiello, un calore che si propagava quasi a onde: dalla platea al proscenio, risalendo verso i palchetti e il loggione. Parlo del calore strabordante e appassionato riservato al finale del mio concerto in TRIO, del 2 aprile 2016: applausi ed entusiasmo come non ne ho mai visti a nessun mio spettacolo, forse! E dire che la stragrande maggioranza di persone presenti (un buon 90%) non mi aveva mai ascoltato dal vivo: era un pubblico soprattutto abituato ai cartelloni di prosa. La gente pareva ridarmi indietro, per intensità, tutto ciò che aveva ricevuto in quell’ora e mezza, in cui ha davvero aperto il cuore all’ascolto. A teatro, questo tipo di ascolto, per fortuna, è spesso possibile. Ecco perché sarà sempre il mio habitat ideale, in cui riesco a comunicare meglio ogni sfumatura di ciò che sento.
Serate come quella del 2 aprile 2016 al “Teatro Paisiello” di Lecce sono magie preziose ed inattese, di cui io stesso (lì, al centro del palco) mi sono sentito un po’ stupito. Mi riferisco certo alla cornice affascinante, tipica del “teatro antico di prosa“, che mi ha proiettato con la mente al passato più glorioso della struttura, facendomi commuovere nell’intimo ad ogni parola che cantavo, mentre rivolgevo lo sguardo in alto. Ma mi riferisco in particolare anche al nutrito pubblico, accorso in massa ben oltre le mie aspettative (250 persone), trascinato dall’estrema curiosità di assistere a un concerto inserito (come pura eccezione) all’interno della rassegna di prosa “a 99 centesimi“, grazie all’intuito della direttrice artistica Carla Guido, una vera operatrice culturale, che ringrazio di cuore per tutto quello che fa. L’entusiasmo palpabile che ho avvertito a pelle dal palco, dopo ogni brano in scaletta, mi ha fatto vibrare di emozione, forse perché mi ha ricordato certe atmosfere anni ’70 (che in realtà non ho mai vissuto, ma che conosco molto bene), in cui la gente era più vitale, generosa, curiosa. Andava a frotte agli spettacoli, anche quando conosceva poco e niente l’artista che si esibiva. E ascoltava attenta, applaudiva. O magari anche fischiava, poi discuteva, insomma: era vitale. Il pubblico di sabato è stato così: vivo, vitale e curioso.
Un grazie gigantesco va a “Principio Attivo“, che ha prodotto lo spettacolo, e poi (dulcis in fundo) ai miei due compagni di viaggio della serata, che mi hanno supportato al meglio, coccolando le mie canzoni: Leone Marco Bartolo e Danilo Cacciatore. Sono stati impeccabili, permettendomi di poter fare quello che so con naturalezza.
Grazie infine anche ai miei “fedelissimi” (una sparuta trentina di anime salve), che mi hanno atteso fino alla fine, in platea, per salutarmi.