4 Giugno 2010 | |
21:30 | |
ROMA, "Keaton" (via Ravizza, 8) | |
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Il “Keaton” presenta
LUIGI MARIANO trio
band
Luigi Mariano: voce, chitarra
Gianni Donvito: basso
Dario Esposito: batteria
ospite:
Piji
QUI la RECENSIONE del concerto
(di Simone Vairo)
note:
presenti in platea i cantautori Simone Avincola, Fabrizio Emigli, Patrizio Maria e Piji.
Molti amici presenti, tra cui Antonello Cacciotto, Francesco Maria Zinno e Francesco Rizzo.
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Video live di “The wrestler”
Video live di “Asincrono”
Video live di “Percorso logico”
Video live di “Canzone di rottura”
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Scaletta:
The wrestler (Springsteen)
Il solito giro di blues
Solo su un’isola deserta
Non ti chiamerò
Il giorno no (con Piji)
Questo tempo che ho
Asincrono
set acustico da solo:
Percorso logico
La stella di Johnny
Una storia italiana
Il negazionista
Il singhiozzo
RAI libera!
Canzone di rottura
Cos’avrebbe detto Giorgio?
Io non mi sento italiano (Gaber)
bis:
Una storia italiana
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F O T O
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RECENSIONE di Simone Vairo
Luigi Mariano – “Asincrono”: una scommessa vincente.
La presentazione, la descrizione, la poesia, l’analisi di uno dei lavori migliori del cantautorato degli ultimi anni: “Asincrono” di Luigi Mariano,LIVE al Keaton di Roma, il 4 Giugno 2010.
Una scommessa vincente.
In musica capita raramente, ormai, di poter dire di aver ascoltato qualcosa che sappiamo essere davvero promettente. Tutta colpa delle major discografiche? Dei giovani, come dice Renato Zero, che hanno premura soltanto di apparire? La risposta è più semplice: nessuno ha più voglia di raccontare nulla cercando di porre come punto fondamentale l’analisi dell’esistere. E’ una condizione tanto strana quanto demoralizzante poiché la base dello scrivere canzoni sembra, al giorno d’oggi, volgere soltanto al sentimentalismo o ad un apparente modo di fare satira. Forse il cantautorato è morto? Non esattamente: lo è il suo modo di comunicare grazie a delle orecchie sempre più sorde.
Una sera di gennaio, invece, mi è capitato di vedere (al Keaton di Roma) qualcosa che ha ridestato la speranza che, forse, esistevano ancora una serie di personaggi inglobati nel loro mondo fatto di note e versi. Cercai di “assorbire” ogni singola melodia e strofa giungendo così ad una soluzione: il cantautorato, in quel momento, cercava di “parlare” ai presenti, sotto la luce di un piccolo riflettore. Un’altra affermazione sconfortante? No, soltanto il fine ultimo della canzone d’autore: far riflettere chi ascolta al fine di commuoverlo o di fargli avere una realizzazione mettendo ben in evidenza degli aspetti non di poco conto.
Tra i tanti ne notai uno che attirò in maniera particolare la mia attenzione: “M’è venuto il singhiozzo… Solo, Solo Su Un’Isola Deserta…VOGLIAMO LA RAI LIBERA!…”; un insieme di frasi madre che mi sono entrate in testa come un tormentone che non voleva andarsene fino ad arrivare a quella che, maggiormente, ha consacrato la serata come l’inizio di un viaggio meraviglioso attuato da un uomo e la sua chitarra: “Questo tempo che ho non mi basterà…”.
Quell’uomo era Luigi Mariano, un cantautore salentino (romano d’adozione) che scrive canzoni da ben 15 anni ed è stato pluri-premiato in varie manifestazioni musicali e festival dedicati a Giorgio Gaber (poiché ben noto è il suo amore sia per il cantante milanese che per Bruce Springsteen, del quale ha riadattato molti brani in italiano).
Tra le curiosità: è uno dei fondatori del “Condominio Cantautori”, un progetto formato da ben sei artisti che, al locale “L’Asino Che Vola” di Roma, si pongono intorno al pubblico in cerchio, scambiandosi brani e aiutandosi nel suonare; un evento, nonché uno spettacolo, meraviglioso che ha saputo destare l’attenzione dei giornali.
Avendo confezionato almeno una settantina di brani (alcuni dei quali hanno avuto molto successo in radio come “RadioRai”) spaziando dall’ironia, al surrealismo fino all’impegno sociale, Luigi alla fine, dopo anni di lavoro, ha “partorito” un risultato che si è tramutato in una completa ossessione del tempo: un album pregiato, fresco e che non ci si stancherà mai di ascoltarlo, ovvero “Asincrono”.
Cercheremo, attraverso la presentazione avvenuta il 4 Giugno al Keaton (seconda volta a Roma dopo quella al locale “L’Asino Che Vola”), di osservare più da vicino tredici tracce che costituiscono un viaggio indimenticabile tra l’intimità e la satira fino a giungere a degli attimi di pura teatralità della canzone.
Il locale, anche un’ora prima dell’evento, è già pieno e Mariano si trova dentro per incontrare il pubblico e gli amici in sala. Molti persone, ormai, conoscono la musica del cantautore salentino ed infatti, viste le varie recensioni precedenti, si può tranquillamente dire che ci sia stato un notevole successo di pubblico, nonché un affetto palpabile da parte dei fan che, quella stessa sera, hanno comprato più di una copia di questo famigerato album tanto atteso.
Tornando al locale, il Keaton si presta come un ottimo ritrovo per ascoltare buona musica e per avere il giusto raccoglimento nell’ambito di tutte quelle canzoni che lo necessitano. Il palco all’interno, invece, non è molto grande, ma è sempre stato in grado di soddisfare qualsiasi esigenza per ogni cantautore che ci sia salito sopra.
All’improvviso le luci iniziano ad abbassarsi: l’uomo e la chitarra sono tornati sul palco per raccontare altre storie. S’inizia con una cover italiana di Bruce Springsteen: “The Wrestler”, un toccante brano sulle cicatrici con cui la vita segna le persone che, pur soffrendo, vanno avanti. A questo punto la presentazione di “Asincrono” può effettivamente iniziare: si parte con “Il solito giro di blues” il quale non è un’affermazione scontata, ma semplicemente un brano interamente devoto allo strumento a sei corde, che subito ci disorienta su quale sia la vera natura di Luigi ovvero quella di un trasformista che, infatti, subito evolve nella sua forma di rock ovvero la satira che è rappresentata da una canzone meravigliosa che tratta del tema della strana solitudine delle opinioni: “Solo su un’isola deserta”.
Dopo di ciò Luigi “tira fuori” il suo animo intimista e d’ironico osservatore della realtà che lo circonda attraverso “Non ti chiamerò” (brano che tratta del bene che si può volere ad una persona nel lasciarla andare via) e “Il giorno no”. In riferimento a quest’ultimo è possibile trovare non soltanto un videoclip su internet, ma anche una delle prime straordinarie collaborazioni presenti nel cd: dopo la prima versione che già era in una forma dialogata si è pensato, per l’album, di “chiedere aiuto” al cantautore Piji (presente la sera del 4 Giugno) il quale da un tocco maggiormente raffinato ad una canzone che racconta una tipica giornata andata male in tutto.
Giunge quasi in sordina il capolavoro del cantautore salentino: un lieve suono di armonica che accarezza dolcemente un accordo arpeggiato di Re maggiore; la concezione del tempo che se ne va via; la fame di sapere che non basta mai all’uomo; la precarietà dell’esistere; la bellezza dell’universo naturale; un insieme di elementi che danno vita ad una delle più belle canzoni del cantautorato degli ultimi anni: “Questo tempo che ho”, un brano intenso, profondo e in un certo senso provocatorio che saprà lasciare il segno in chiunque saprà ascoltarlo con la dovuta attenzione.
In netto contrasto con quest’ultima composizione si trova, invece, la title-track: “Asincrono”, un meraviglioso duetto (nell’album) con l’incantevole Chiara Morucci che tratta del rapporto di coppia inserito nella concezione individuale di tempo per entrambi i personaggi della storia che, nonostante non s’incontrino mai sul sentiero delle abitudini, riescono comunque a restare insieme.
A questo punto Luigi si prende una pausa e decide d’intrattenere il pubblico con tre brani che, molto probabilmente, faranno parte di un suo successivo disco completamente indirizzato verso il cantautorato di tipo intimistico: “Percorso Logico”, “Una Storia Italiana” e “La Stella Di Johnny” (la migliore).
Giunti, quindi, alla terza parte del concerto viene messa in luce quella che è la vera forza di Mariano: la componente teatrale delle sue canzoni. Tutti i suoi brani, benché alcuni molti intimi, posseggono un particolare atteggiamento d’oggettività che sembra quasi prestarsi ad una possibile raffigurazione scenica; infatti per canzoni come “Il Negazionista”, “RAI Libera!” o “Il Singhiozzo” si mostrerebbe necessaria la presenza di attori e scenografie sul palco. Ovviamente questo lascia pensare che, per i prossimi concerti, si penserà ad uno spettacolo a 360 gradi che darà alle canzoni di Mariano il giusto podio artistico che meritano.
Dopo aver cantato “Canzone Di Rottura”, Luigi chiude con un’altra cover di Giorgio Gaber: “Io Non Mi Sento Italiano”, un brano cardine della poetica del cantautore scomparso che si collega con quello che non vuole essere un tributo, ma semplicemente una serie di domande rivolte, indirettamente, a colui che avrebbe maggiormente “punzecchiato” la società con la satira (“Cos’avrebbe detto Giorgio?”).
La serata si conclude tra gli applausi, gli autografi, le foto e il bis di “Una Storia Italiana”.
Dalla scaletta di questa serata sono stati esclusi due brani molto particolari: “Intimità” (il rapporto tra l’uomo e la donna che sull’album, dopo vari minuti, lascia spazio ad una ghost track) e il maggior livello di poesia raggiunto da Mariano ovvero la canzone “Edoardo”. Quest’ultimo oltre ad essere un ovvio riferimento alla tragica vicenda di Edoardo Agnelli si configura come un brano che, ancora una volta, supera gli ostacoli del tempo per innalzarsi nel cielo e raggiungere i confini del Paradiso per ascoltare, anche per un momento, tutto quell’insieme di pensieri che hanno investito Edoardo durante quel fatale salto dalla Torino-Savona: un lamento commosso di una anima pura fatta di lettere e Oriente che chiede al padre di amarlo per ciò che è (emblematiche le frasi: “Grido, sale un rimorso nella gola mentre cado, ma in questo viaggio forse avrò più dignità. Io la volevo da te Papà” e “Non parli mai di me, lo so te ne vergogni. Rimarrò ad aspettare un sorriso sul viso per raccontarti i miei di sogni”).
Luigi Mariano è la mia scommessa vincente. Emozionarsi ad ogni singola nota di “Asincrono” e ascoltarlo ad ogni occasione non può rappresentare l’inizio di un abbaglio. Il cantautore salentino saprà entrare nel cuore degli italiani, come c’è riuscito con me e qui non si tratta più di un gioco, ma di una certezza.